Skip to main content

ISTAT: prezzi al consumo

A giugno 2025 l’inflazione generale sale all’1,7%, secondo le stime preliminari dell’Istat diffuse ieri. Un dato che potrebbe sembrare fisiologico. Ma se si guarda al dettaglio, emergono ulteriori segnali del graduale ma costante deterioramento del potere d’acquisto per milioni di famiglie.

Il cosiddetto “carrello della spesa” – beni alimentari, per la cura della casa e della persona – accelera fino al +3,1%. E preoccupa anche l’inflazione di fondo, cioè quella che esclude le componenti più volatili come l’energia e gli alimentari freschi, che si attesta al +2,1%. In pratica, i rincari colpiscono i consumi più stabili e quotidiani.

Un’inflazione sostenuta su queste voci ha un effetto regressivo: pesa di più su chi ha redditi più bassi, perché i beni essenziali rappresentano una quota molto più elevata della loro spesa. È così che l’inflazione alimentare diventa una tassa occulta sulla povertà.

Eppure il governo resta fermo. Ad oggi non esiste nessun piano anti-inflazione. Non esistono meccanismi automatici di sostegno. Mentre si spendono miliardi in condoni e favori fiscali, si lascia che le famiglie paghino il conto.

Il Partito Democratico ha proposto un fondo di compensazione per l’inflazione, per proteggere i redditi medio-bassi e indicizzare parzialmente le detrazioni, il rafforzamento delle misure per il lavoro dipendente, a partire da una maggiore detassazione dei premi di produttività e un osservatorio permanente sui prezzi con strumenti di intervento rapido sui beni di prima necessità.

In tempi di instabilità, servono politiche pubbliche attive e giuste. Il silenzio del governo non è solo un errore economico, ma anche una scelta politica che colpisce i più deboli.A giugno 2025 l’inflazione generale sale all’1,7%, secondo le stime preliminari dell’Istat diffuse ieri.

Un dato che potrebbe sembrare fisiologico. Ma se si guarda al dettaglio, emergono ulteriori segnali del graduale ma costante deterioramento del potere d’acquisto per milioni di famiglie.

Il cosiddetto “carrello della spesa” – beni alimentari, per la cura della casa e della persona – accelera fino al +3,1%. E preoccupa anche l’inflazione di fondo, cioè quella che esclude le componenti più volatili come l’energia e gli alimentari freschi, che si attesta al +2,1%. In pratica, i rincari colpiscono i consumi più stabili e quotidiani.

Un’inflazione sostenuta su queste voci ha un effetto regressivo: pesa di più su chi ha redditi più bassi, perché i beni essenziali rappresentano una quota molto più elevata della loro spesa. È così che l’inflazione alimentare diventa una tassa occulta sulla povertà.

Eppure il governo resta fermo. Ad oggi non esiste nessun piano anti-inflazione. Non esistono meccanismi automatici di sostegno. Mentre si spendono miliardi in condoni e favori fiscali, si lascia che le famiglie paghino il conto.

Il Partito Democratico ha proposto un fondo di compensazione per l’inflazione, per proteggere i redditi medio-bassi e indicizzare parzialmente le detrazioni, il rafforzamento delle misure per il lavoro dipendente, a partire da una maggiore detassazione dei premi di produttività e un osservatorio permanente sui prezzi con strumenti di intervento rapido sui beni di prima necessità.

In tempi di instabilità, servono politiche pubbliche attive e giuste. Il silenzio del governo non è solo un errore economico, ma anche una scelta politica che colpisce i più deboli.

  • Visite: 116